Il cartello nel XXI secolo resta uno strumento fondamentale... contro la pigrizia mentale. E’ un piccolo gruppo di lavoratori che vengono provocati all’elaborazione, al lavoro sui testi, a partire dal sapere “opaco” di ogni componente, uno per uno, secondo la logica del non-tutto. L’elaborazione provocata, come l’ha chiamata J.-A. Miller, è un rimedio contro quello che Lacan indica come un fatto di struttura: non c’è desiderio di sapere, c’è solo orrore di sapere... sull’inconscio (cfr. Sém. XXI, les non-dupes errent). Di fatto, possiamo tappare tale orrore o con l’infatuazione di un sapere che si crede tutto, già saputo, o con l’alibi di chi, invece, opta per il non sapere.
Il tema su cui ho scelto di lavorare in cartello (ormai da qualche anno) è quello della lalingua, un tema che mi concerne in prima persona e che, inoltre, poiché nel suo concetto è incluso il reale, non può, per definizione, essere saturato da un sapere tutto. Esso obbliga ad includere, in un qualche modo, il non-senso.