“Un ringraziamento. L’azione poetica a Recanati”

in Recanati. L’Italia unita nella bellezza 17 marzo 1861-17 marzo 2011 a cura di Tomaso Kemeny, Arcipelago Edizioni, dicembre 2011.

Il 17 marzo 2011, a Recanati, IO C’ERO. Ed è stata una giornata unica, indimenticabile, anche e forse soprattutto per qualcuno che, come la sottoscritta, ha scelto di avvalersi – e di confrontarsi con – i “poteri della parola”, sugli esseri parlanti e sulla realtà, come psicoanalista, e lacaniana per giunta. Purtroppo, non sono poetassez – come direbbe Jacques Lacan – ma il grande psicoanalista francese diceva anche che gli analisti dovrebbero essere più poeti, che dovrebbero apprendere da loro, e dal potere evocativo della parola, a cui soprattutto i poeti sanno dar voce. E allora eccomi a Recanati, con gli altri Mille…

L’azione-evento organizzato da Tomaso Kemeny in occasione delle celebrazioni per l’Unità d’Italia (che lui ha declinato come l’“Italia unita nella Bellezza”) mi ha permesso di fare l’esperienza del nuovo, della sorpresa e, in particolare, di un nuovo uso della parola: recitare in coro la poesia “All’Italia” di Giacomo Leopardi, dare voce a una poesia di Goethe, e il fatto stesso di partecipare all’evento collettivo, altamente simbolico, che Kemeny e i suoi “prodi” hanno fatto esistere, per un giorno, a Recanati, è stato per me l’incontro con il Nuovo, con l’aria-novità: un altro discorso, allora, è possibile!. In questo senso, è stata una vera e propria “azione poetica” quella a cui Kemeny, con la sua generosità di sempre (e unica nel suo genere), ci ha fatto partecipare: per un giorno la Poesia ha occupato – e noi con Lei – una porzione del suolo italiano, dove si è dichiarata, ha preso letteralmente la parola, pronunciando le sue “nove ragioni per ribellarsi all’Impero del Brutto” e facendo vibrare l’anima dell’Italia descritta (e amata) dai poeti. Così, “a colpi di versi”, la Poesia si è manifestata nella sua grande forza evocativa, a cui i partecipanti all’evento hanno prestato i propri corpi, la propria voce... in un unisono che solo la Poesia sa creare. Ma, come l’esperienza analitica insegna, prendere la parola, farla esistere in un contesto simbolico com’è stato quello dell’Adunata dei Mille a Recanati non è privo di conseguenze: l’inconscio si apre alla parola poetica e ne subisce i suoi effetti, in un modo o nell’altro… “La rivolta simbolica contro l’Impero del Brutto” è un’azione sovversiva, che sovverte il discorso corrente, sempre più volgare e aggressivo, e, nel panorama italiano, è sicuramente una voce nuova, fuori dal coro (cacofonico) attuale, che sceglie la Bellezza come proprio Ideale perché la “Bellezza, […] se non è un valore in sé, è il fondamento di tutti i valori.”. L’azione poetica organizzata da Kemeny, sotto l’egida del Mitomodernismo, quindi, scommette sul simbolico – il simbolico della poesia – con i suoi effetti di reale, sempre imprevisti, per fare esistere una realtà-finzione altra, ovvero una possibilità nuova, quello che io chiamerei il Nuovo. 

In una conferenza pubblicata di recente in Francia, Jacques Lacan, a proposito della poesia, afferma che, a differenza dell’analisi, essa è “invenzione” e “persuasione”. E il Mitmodernismo di Tomaso Kemeny conferma l’osservazione di Lacan: esso è assolutamente inventivo, ricco di sorprese linguistiche e non solo… che risvegliano dal sonno quotidiano, ed è anche per questo che ci persuade – oltre alla sua grande padronanza della lingua, che risuona in tutte le sue forme. E ci persuade anche e soprattutto per la passione e l’entusiasmo che egli mette nelle sue cre-azioni di parola.

17 settembre 2011