La decisione, da parte del Consiglio della Scuola, di pubblicare la traduzione del libro di Jacques-Alain Miller La nascita del Campo freudiano ha avuto luogo in concomitanza delle ultime importanti sfide della Scuola, ovvero l’acquisto della sede e l’elaborazione del regolamento della passe necessario per istituire l’esperienza della passe nella SLPcf. Con le colleghe che hanno lavorato con me alla traduzione, vale a dire Florencia Medici, Mary Nicotra, Laura Pacati, Maria Laura Tkach e Giuliana Zani, abbiamo condiviso un lavoro rapido e gaio. Le ringrazio per la loro disponibilità e la serietà del loro lavoro.
In origine il libro è stato pubblicato, a cura di Graciela Brodsky (e tradotto da Dora Saroka) a Buenos Aires nel 2023 e raccoglie una serie di articoli, che noi abbiamo tradotto dallo spagnolo, pubblicati originariamente alcuni in francese e molti in spagnolo. Si tratta di articoli, comunicati, discorsi, interviste – relativi alla politica delle Scuole del Campo freudiano sino alla creazione dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi – di Jacques-Alain Miller, che vanno dal gennaio 1981, con la creazione dell’Ecole de la Cause freudienne, della Scuola Europea di Psicoanalisi (nel 1990), dell’EOL (nel gennaio 1992) e da ultimo dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (febbraio 1992). Come segnala Graciela Brodsky nella sua introduzione “Ciascuno di questi testi permette di capire che cos’è una politica della psicoanalisi: come vengono prese le decisioni per mantenerla nella via tracciata da Freud e continuata da Lacan, come si fa per trasmettere le conseguenze dell’atto analitico all’Altro sociale, come si disturba l’identificazione unificante della massa, come ci si schiera di fronte alle nuove forme di disagio nella cultura”.
Perché, quindi, pubblicarlo in italiano? Anzitutto, per quanti non conoscono la storia del Campo freudiano, per i giovani e anche per chi, seppure meno giovane, non ha mai avuto accesso ai testi spagnoli e francesi. In argentina il testo conteneva anche alcuni articoli che non abbiamo potuto pubblicare semplicemente perché erano dei brevi riassunti che facevano riferimento ad alcuni articoli pubblicati di recente nel testo di Jacques-Alain Miller, Come finiscono le analisi, paradossi della passe (Astrolabio 2023) che hanno come tema la passe e che sono stati scritti di Miller in quegli anni.
In secondo luogo, un testo sulla storia del Campo freudiano, sulla creazione delle Scuole – in quanto luogo di lavoro e di formazione degli analisti che ha di mira il reale che attiene alla formazione dell’analista, interroga le uscite dell’analisi e, nello specifico, pone al cuore di ogni Scuola – dopo un primo periodo di costituzione, dopo la creazione di un certo automaton vale a dire di funzionamento – la costituzione e la messa in marcia di un dispositivo della passe, come è da poco avvenuto anche nella SLP. Se la fine dell’analisi si può verificare nella passe, che ne è però del transfert che non si liquida… che non si azzera mai? Alla fine dell’analisi si ottiene un saldo cinico oppure si va verso il transfert di lavoro? È una questione …. Nel corso del 31 gennaio 1990 del Banchetto degli analisti, Jacques-Alain Miller lo spiega in modo molto chiaro: “Lo scopo dell'insegnamento di Lacan, per sua stessa ammissione, è l’induzione al lavoro. Questo insegnamento è il lavoro dell’induzione al lavoro. E non è un’identificazione, ma una passe, e la passe, come concetto della fine analisi, implica che se l’uscita dal transfert è senza dubbio la fine dell’amore per il sapere, è un errore credere che questa sia la fine del sapere. Al contrario, è la fine del suo culto. È la fine del culto del sapere non saputo. Si deve vedere che il culto del sapere non saputo, il culto dell’inconscio, si basa sull’orrore di sapere. In questo senso, l’amore per il sapere è solo il velo dell’orrore di sapere. Quindi il lato positivo della passe è il desiderio di sapere, il desiderio di sapere come lavoro. Come lavoro, perché non è un desiderio che nasce da solo. Il desiderio di sapere, come ogni desiderio, è il desiderio dell’Altro, ed è per questo che è necessario un transfert di lavoro”.
Dal libro La nascita del Campo freudiano possiamo quindi estrarre alcuni concetti chiave di quella che è stata anzitutto la politica e il desiderio deciso di Jacques-Alain Miller e che ora sono diventati gli strumenti di funzionamento delle Scuole del Campo freudiano, ognuna a suo modo, a partire dalla propria storia e dal contesto in cui si inserisce. La Scuola – in quanto associazione di “investigazione per il progresso, per il futuro della pratica analitica” (JAM nella sua presentazione su zoom il 10.06.2024) – si fonda sulla “permutazione” degli incarichi a ogni livello delle sue istanze e questo per non creare accentramenti di potere che, oltre a produrre insoddisfazione e dissidi, in genere danno luogo soprattutto all’inerzia e al poco lavoro. La permutazione, ha detto Miller nella sua presentazione online “dà un respiro alla vita istituzionale, dà esperienza delle responsabilità a molti” creando un mulinello, un vortice che vivifica la Scuola. Questo è il tempo in cui la vita della Scuola avanza, con i suoi lavori, i suoi convegni e le sue pubblicazioni; a questo tempo, come indica Miller nel testo che presentiamo, si addice la pazienza, una virtù che, come nell’analisi, rispetta il reale. Il momento dell’impazienza, invece, emerge quando è necessario un atto interpretativo, quando cioè il reale richiede una scommessa com’è stata, ad esempio, la recente “Nuova politica per i giovani” di fronte all’invecchiamento, per così dire, dei suoi membri. Come ha spiegato bene Jacques-Alain Miller, la sua politica istituzionale – e lo dico soprattutto per i giovani che, prima o poi, s’ingaggeranno nella Scuola – “consiste, innanzitutto, nel moltiplicare la prima volta. Questo è permesso dalla permutazione. La permutazione è un automaton, ma dà origine alla tyche se il nuovo - responsabile, direttore, segretario - accetta di assumersi il rischio per proprio conto. Quindi, moltiplicare la prima volta, avere prime volte ovunque e moltiplicare l'Uno, installare a tutti i livelli un Uno, un più-Uno che rischi di assumersi la responsabilità di fare qualcosa di inedito. Forse non lo farà, ma perché esista l'inedito, è necessario “almeno uno”. Si potrebbe dire che questa dottrina va contro la prudenza. Non credo sia così. In realtà, ciò che si nasconde sotto la prudenza è il gusto per l'automatismo. Non sono a favore del principio di prudenza. Sono a favore del principio del rischio”. E quindi, aggiungo io, della responsabilità soggettiva, ogni volta che si assume un compito. “Il momento del collettivo – aggiunge Miller - viene dopo per valutare, criticare, lodare, ecc. ma in un secondo tempo perché nel primo tempo sarebbe solo una funzione di inibizione. Nel secondo tempo, il collettivo è in funzione di valutazione”. Queste sono le indicazioni che Jacques-Alain Miller ci dà rispetto alla politica di una Scuola del Campo freudiano.
Nel libro che presentiamo oggi, troverete quindi la storia della nascita del Campo freudiano – che è “un fatto di discorso” (p. 191), uno spazio che non ha frontiere (fisiche e linguistiche), “dotato di una topologia inedita” (p. 192). La Scuola, invece, “esperienza inaugurale” come indica Lacan, è elevata da Jacques-Alain Miller allo statuto di concetto ed è “strutturalmente instabile” (p. 82). La Scuola, scrive ancora Miller, “non è una nostra proprietà. Interessa anzitutto ai ‘futuri’. Appartiene a coloro che non ne fanno ancora parte” (p. 147), vale a dire ai giovani, a quanti avranno fatto l’incontro con l’insegnamento di Lacan, di Miller o comunque con l’orientamento lacaniano, “anche i non-analisti” (p. 212). E ancora, “C’è uno statuto della Scuola nell’inconscio. La Scuola è un luogo in cui si parla, in cui si ascolta, in cui si riconosce, in cui si mette alla prova; è un luogo dell’Altro […] è una causa di desiderio. La Scuola divide il soggetto, produce effetti ed è presente nelle analisi” (pp. 253-254). È un luogo anche di competizione che, però, come indica Miller, deve essere sostenuta “per far avanzare il sapere” (p. 264).
Termino quindi con un’esortazione, fatta da Miller durante la sua presentazione online, e cioè il fatto che nella Scuola è importante “che ognuno mostri il proprio stile, il modo singolare di godere della Scuola”. Un’esortazione e un’affermazione su cui riflettere, ognuno, uno per uno.