Del cartello o di un modo per non otturare il buco

Intervento al Convegno nazionale della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi “I resti sintomatici. La psicoanalisi di fronte all’al di là del terapeutico”

maggio 2013

Il cartello nel XXI secolo resta uno strumento fondamentale... contro la pigrizia mentale. E’ un piccolo gruppo di lavoratori che vengono provocati all’elaborazione, al lavoro sui testi, a partire dal sapere “opaco” di ogni componente, uno per uno, secondo la logica del non-tutto. L’elaborazione provocata, come l’ha chiamata J.-A. Miller, è un rimedio contro quello che Lacan indica come un fatto di struttura: non c’è desiderio di sapere, c’è solo orrore di sapere... sull’inconscio (cfr. Sém. XXI, les non-dupes errent). Di fatto, possiamo tappare tale orrore o con l’infatuazione di un sapere che si crede tutto, già saputo, o con l’alibi di chi, invece, opta per il non sapere.

Il tema su cui ho scelto di lavorare in cartello (ormai da qualche anno) è quello della lalingua, un tema che mi concerne in prima persona e che, inoltre, poiché nel suo concetto è incluso il reale, non può, per definizione, essere saturato da un sapere tutto. Esso obbliga ad includere, in un qualche modo, il non-senso.